Teatro

Turturro: Il Teatro? E' vivo, meglio dei film!

Turturro: Il Teatro? E' vivo, meglio dei film!

Turturro incontra le compagnie off napoletane: «Se nessuno paga non preoccupatevi. Anch’io ho cominciato così». «Per fare le cose, non bisogna aspettare che i fantasmi le calino dall’alto (come fa Pasquale Lojacono, il personaggio che Turturro interpreta in Questi fantasmi! di Eduardo in scena al Mercadante, ndr). Bisogna progettare, avere idee e la forza di proporle ». È l’incoraggiamento di John Turturro ai protagonisti del teatro off napoletano, chiamati a raccolta da Prospero Bencivenga e Carmen Luongo nella saletta del Tintadirosso a palazzo Marigliano. Qui, ieri pomeriggio, l’attore italoamericano si è trattenuto per più di un’ora, rispondendo alle domande di attori e studenti ai quali si è offerto generosamente. Parlare di teatro a Napoli è stato per Turturro un ritorno nel ritorno: «Anch’io ho iniziato da un piccolo spazio off, un laboratorio che avevo messo su con pochi amici. Per circa dieci anni abbiamo messo in scena spettacoli contemporanei e di autori noti, ma tutti con la stessa caratteristica: nessuno pagava il biglietto. Se capita anche a voi non vi preoccupate. Si inzia così...». E poi fa una dichiarazione d’amore al teatro: «Per me la scena non è un’interruzione dell’attività cinematografica, ma la mia principale passione. A Napoli ho potenziato una convinzione: l’interazione con il pubblico è imprescindibile per la recitazione. Al Mercadante l’ho sentito sulla pelle. Al cinema è tutto visto, non si lascia spazio all’immaginazione. Il teatro, invece, la libera». Sulla pelle si sentono anche i rimbrotti del pubblico, come quello di una signora che, dalla platea dello Stabile, spazientita, ha abbandonato la sala dicendo: «Adesso basta ». A questa domanda Turturro ha risposto con ironia tagliente: «Nessun problema, era la mia ex moglie». L’impresa di mettere in scena Eduardo, coronata dal successo, ha destato anche l’entusiasmo dei teatranti off. E qualcuno è andato oltre, chiedendo a Turturro se avesse in progetto una messinscena in dialetto. «Troppo difficile — ha detto —. Il problema centrale per la diffusione del teatro napoletano in America e nel mondo sono le traduzioni. Anzi delle buone traduzioni. Io, ad esempio, sono molto attratto da Viviani ma non sono riuscito a leggerne neanche una riga perché non ci sono traduzioni ». E riguarda Viviani il consiglio - provocazione di Antonella Monetti (in scena fino a stasera al Tintadirosso in SantaGiovanna dei Macelli): «Se dovessero proporti di recitare Viviani— ha suggerito — scegli La musica dei ciechi, è un testo bellissimo, perfetto per le tue corde». Turturro, incuriosito, ha chiesto dettagli. E chissà che non sia proprio di Viviani il suo prossimo spettacolo. L’attore ha poi raccontato del suo viaggio nella topografia eduardiana che si è spinto fino al cantiere del teatro San Ferdinando. Dai luoghi eduardiani ai luoghi testuali: «In America gli scrittori sono superficiali. La complessità della vita l’ho finalmente ritrovata in Eduardo». Tra il fuoco di fila di domande, anche quelle dei corsisti di docufiction al Suor Orsola Benincasa. Infine una delegazione di Giovinazzo, il paese da cui partì suo nonno più di un secolo fa, ha consegnato a Turturro un gagliardetto e alcuni volumi sul borgo pugliese. Baci abbracci e una promessa: tornerò a marzo.